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Prova di emergenza: atto dovuto o atto per prendersi cura di se?

di Antonella Lezzi

La prova di emergenza, spesso è percepita come un’attività inutile, un’attività che toglie tempo al lavoro, un’attività da cui i responsabili (preposti/dirigenti) possono essere esonerati.

Ma leggendo la cronaca, passata e recente si osserva che sapere cosa fare in determinate situazioni può fare la differenza.

13 febbraio 1983 – Torino incendio cinema Statuto – 64 vittime. Le persone non conoscevano la direzione da prendere, il personale non sapeva cosa fare. Certo, altri tempi, quando ancora non si parlava di sicurezza antincendio. Questo tragico evento spinse il legislatore italiano a definire le regole per la sicurezza delle persone presenti, sia in luogo pubblico che privato. Il 10 marzo ‘98 venne emanato il decreto che stabilì le misure necessarie per impedire l’insorgenza di un incendio, le regole per proteggere le persone nel caso in cui, nonostante tutto, si sviluppi un incendio e per limitare i danni alle persone.
Se le persone presenti nella sala cinematografica ed il personale di servizio avessero saputo cosa fare, l’epilogo sarebbe stato ugualmente così tragico? Probabilmente no. Sono state trovate vittime barricate in bagno per sfuggire al fumo. Purtroppo, più fattori hanno concorso al danno alle persone.

Dall’83 ad oggi sono stati emanati decreti, leggi, norme tecniche, effettuati trattamenti specifici e certificazione dei materiali, adeguamenti delle strutture e sostituzione dei materiali, sia in Italia che all’estero. Ma ancora qualcosa è da migliorare.

14 giugno 2017 – incendio Grenfell Tower, Londra – 72 vittime. Differenza di comportamento. Alcuni inquilini si sono barricati negli appartamenti in attesa dei soccorsi, altri sono scesi per le scale. Naturalmente ci sono stati altri fattori che hanno contribuito alla tragedia.

Durante le simulazioni di evacuazione si sperimenta se il segnale sonoro è udibile in tutte le aree dell’azienda, o se il sistema adottato, trombette/ fichetti, consente di avvisare tutti rapidamente.

Si sperimenta se la modalità scelta per accompagnare un disabile all’esterno o per avvisare un sordomuto che al momento dell’emergenza è in bagno è valida.

Oggi gli insegnanti delle scuole primarie e secondarie di primo grado sono attenti, hanno la responsabilità dei bambini e dei ragazzi che si affidano interamente a loro. I ragazzi percepiscono questo ed hanno una serietà nell’eseguire la prova di esodo, nel rispettare il ruolo di apri fila e chiudi fila, etc.

In alcune realtà, questa serietà si perde man mano che si diventa studenti adulti e lavoratori. Si perde anche l’esempio della figura che è il riferimento, Il professore rimane in aula, il capoturno o dirigente rimane in ufficio perché ha una riunione con il proprio staff. In tale situazione il messaggio che giunge a chi effettua la prova è che tale esercitazione è un atto dovuto, imposto da norma, richiesto dai consulenti della sicurezza.

Durante la formazione al personale aziendale, per la gestione delle emergenze, ritengo che un aspetto fondamentale da ricordare e sottolineare a tutti sia quello che “ognuno deve prendersi cura di se”. Da qui l’importanza e la serietà di una simulazione di evacuazione per un’emergenza di incendio, piuttosto che di un altro scenario, terremoto, perdite di gas, etc.

Simulare quello che potrebbe accedere, immaginare il comportamento da assumere ed assumerlo come se fosse successo veramente l’evento. Si memorizza un’azione, un comportamento e, nella malaugurata situazione reale, non si perde più tempo a decidere cosa fare, ma si agisce più rapidamente e correttamente. Ognuno, a partire dal datore di lavoro, conosce il proprio compito, le azioni da compiere per la propria tutela e la tutela degli altri, anche nei momenti di panico, di paura, di poca visibilità. Ognuno sa cosa fare perché ha sperimentato, ha appreso un comportamento che viene attivato da un segnale sonoro di allarme, da una chiamata di un collega o da un evento che si palesa davanti.

Quest’atteggiamento fa la differenza. Prova di emergenza per prendersi cura di se e degli altri.