di Alessandro Abbate
Secondo quanto previsto dal “Protocollo condiviso di regolamentazione delle misure per il contrasto e il contenimento della diffusione del virus Covid-19 negli ambienti di lavoro” del 14 marzo scorso, l’igiene degli ambienti di lavoro è da considerarsi di pari importanza all’igiene della singola persona. Per questo, il Protocollo si sofferma sulle indicazioni di pulizia giornaliera e di sanificazione periodica degli ambienti di lavoro. La periodicità deve essere scelta in relazione al tipo di ambiente e alla frequenza di utilizzo, mentre la sanificazione straordinaria degli ambienti deve essere effettuata una volta e poi ripetuta qualora venga riscontrato un caso di lavoratore positivo.
Per quanto riguarda la sanificazione, la Circolare n. 5443 del 22 febbraio 2020 del Ministero della Salute raccomanda l’uso di ipoclorito di sodio 0,1% (candeggina) o di etanolo al 70% dopo una pulizia con un detergente neutro.
È interessante un recente studio statunitense in cui è stata valutata la capacità del virus di permanere nel tempo su varie tipologie di superfici e la conseguente capacità di infettare. La trasmissione del virus, pertanto, avviene anche in maniera “indiretta” attraverso il contatto tra i materiali e le nostre mani e il viso: tocchiamo superfici contaminate e, inavvertitamente, ci infettiamo portando le mani alla bocca, al naso o agli occhi.
In particolare sono state analizzate quattro superfici: rame, cartone, acciaio inossidabile e plastica. Condotto a temperatura ambiente di 21-23°C con umidità relativa del 40%, i risultati sono stati di un periodo di incubazione che va dalle 2 alle 4 ore per superfici come il rame, fino a un massimo di 72 ore per materiali plastici.
Il dato è il risultato di uno studio ancora preliminare e da confermarsi con altri esperimenti. In ogni caso, e a maggior ragione, è bene seguire le regole definite dal decalogo di prevenzione: isolamento sociale, massima igiene delle mani e delle superfici e astensione dal toccarsi il viso con le mani.
Bibliografia