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Un vaccino contro il Covid-19: sarà la soluzione per tutti?

di redazione

Vaccino o non vaccino? La soluzione al Covid-19 sembra essere arrivata ma il dibattito sul rendere opzionale la somministrazione del vaccino alla popolazione sta tenendo banco dall’inizio dell’anno.

Nello stesso Parlamento le posizioni sono differenti. Per alcuni l’obbligo dovrebbe scattare solo per alcune categorie particolarmente esposte, per altri dovrebbe diventare disposizione di legge. C’è anche chi parla di “patentino sanitario” che autorizzerà i vaccinati a viaggiare o a partecipare a manifestazioni pubbliche.

Aspettando una decisione, in ambito lavorativo il dibattito è più che mai acceso. La domanda è univoca: il datore di lavoro può licenziare chi rifiuta di vaccinarsi?

Secondo Raffaele Guariniello, per esempio, non ci sono dubbi: il Testo Unico sulla Sicurezza sul Lavoro, all’art. 279 impone nel comma 2 “al datore di lavoro, su conforme parere del medico competente, la messa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che non sono già immuni all’agente biologico presente nella lavorazione, da somministrare a cura del medico competente”. E la SARSCoV-2 è stato classificato come agente patogeno per l’uomo del gruppo 3, a rischio alto.

Per tutelare la salute di tutti i lavoratori, in caso di negazione, il datore di lavoro ha la facoltà di allontanare il lavoratore e di adibirlo ad altra mansione, ove possibile. Se non è possibile si rischia la rescissione del rapporto di lavoro, ovvero il licenziamento.

Anche l’articolo 20 del TUSL parla di “obbligo di cooperazione da parte del lavoratore nel rispetto e nell’osservanza delle prescrizioni a tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro” aprendo il tema alla corresponsabilità del lavoratore in caso di incidenti (ovvero di contagio) sul luogo di lavoro.

Alcuni puntano il dito sulla necessità anche di dimostrare che una volta vaccinato, il lavoratore non sia comunque portatore “sano” del virus.

Inoltre, oggi né i datori di lavoro né i medici competenti hanno libero accesso al vaccino, la cui diffusione è contingentata dallo Stato.
Forse il dibattito oggi è prematuro, perché il punto rimane a monte: senza un obbligo di legge che imponga su scala nazionale l’obbligatorietà al vaccino, le attuali norme vigenti non consentono al datore di lavoro di farlo nei confronti dei suoi dipendenti.

Con soddisfazione comunichiamo il rinnovo dell’accreditamento della Regione Piemonte per la formazione!